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I Gas hanno iniziato a muoversi nel campo della distribuzione quasi senza rendersene conto. Ora però la questione è evidente, e si moltiplicano in Italia le esperienze che a partire dai Gas affrontano direttamente questo tema cruciale nella filiera che unisce la produzione al consumo.
Un'introduzione al tema della Piccola Distribuzione Organizzata (PDO).

Andrea Saroldi, 22 aprile 2012.

I Gas hanno iniziato a muoversi nel campo della distribuzione quasi senza rendersene conto. Ora però la questione è diventata evidente, e si moltiplicano in Italia le esperienze che a partire dai Gas affrontano direttamente questo tema cruciale nella filiera che unisce la produzione al consumo.
Non abbiamo ancora le idee chiare su quale potrebbe essere il modello di distribuzione da seguire, e forse anche per questo motivo si moltiplicano le esperienze. A Como la coop. Corto Circuito organizza mercati settimanali con i produttori dei Gas che consegnano l'ordine per i Gas e vendono il resto della produzione ai cittadini; a Padova la Coop. Bio-Rekk confeziona e distribuisce cassette settimanali su abbonamento; a Pescara i Gas hanno aiutato la nascita dell'emporio Primo Vere in cui gli stessi prodotti sono disponibili per i cittadini; nella provincia di Varese la Coop. Aequos si occupa di distribuire settimanalmente il fresco ai Gas grazie all'impegno volontario degli stessi gasisti; ed alcune botteghe del mondo (come l'emporio ae di Fano) stanno iniziando forme di collaborazione con i Gas.
Abbiamo per ora trovato un termine per esprimere l'idea di un sistema alternativo di distribuzione, che chiamiamo PDO ("Piccola Distribuzione Organizzata"), e pur in mezzo alle grande varietà delle forme stanno emergendo alcune idee comuni sulle caratteristiche che deve avere il sistema distributivo che vogliamo.
Il punto centrale credo che sia questo: la distribuzione che vogliamo deve essere in grado di facilitare, e non di ostacolare, l'incontro tra chi produce e chi consuma e di conseguenza rafforzare ed estendere le reti di fiducia. La crescita dei Gas richiede di pensare a qualche modello più strutturato in grado di fornire delle risposte anche per chi non fa parte di un Gas, ma senza perdere il capitale delle relazioni che costituisce il vero patrimonio di queste esperienze.
I Gas non possono da soli prendersi carico di un progetto di questo tipo, che va naturalmente nella direzione di una rete territoriale e quindi di un distretto di economia solidale (DES), ma l'esperienza dei Gas è fondamentale per costruire delle soluzioni che possano funzionare per tutti.
Curiosamente, il mondo dei Gas è stato invitato ad un convegno sulla distribuzione sostenibile intitolato "Green Retail Forum" (Milano, 15 maggio 2012), a cui parteciperanno anche alcune realtà della grande distribuzione. Sarà forse un primo confronto tra GDO e PDO, che fino a questo momento si sono felicemente ignorate. Franco Ferrario, presidente della Coop. Equos, sta preparando il suo intervento. Proverà a raccontare che, secondo i dati ISMEA, nel caso dell'ortofrutta biologica su di un prezzo di 10 Euro pagato dal consumatore nel sistema di distribuzione convenzionale 8,50 servono a coprire i costi della distribuzione e solo 1,50 vanno al produttore. Nella cooperativa creata dai Gas per la distribuzione di prodotti biologici i consumatori hanno pagato 6 Euro e di questi 0,90 sono per la distribuzione e 5,10 sono andati agli agricoltori. Qual è quindi il sistema più efficiente?
Penso che questa sia la nuova frontiera su cui si giocherà la capacità dei Gas e dei DES di generare delle risposte che possano essere utili per tutti i cittadini interessati, ed un punto cruciale sarà trovare gli intrecci con la rete delle botteghe del mondo che già operano sul territorio.

Pubblicato su volontariperlosviluppo.it, foto di Roberto Li Calzi (2015).

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