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SdT

L'articolo di Paolo Cacciari descrive cosa si intenda per economia solidale, ne sottolinea l'aspetto trasformativo ed il legame con il territorio che sostengono l'autodeterminazione delle comunità degli abitanti.
Il volume 6/2018 "Le economie del territorio bene comune" della rivista Scienze del Territorio contiene tra gli altri un articolo di Paolo Cacciari sulle "Economie solidali creatrici di comunità ecologiche", disponibile con licenza Creative Commons a partire dal link indicato qui sotto.

Riassunto
Contrariamente a ciò che ci viene fatto credere, non esiste solo una economia. Esiste l’economia naturale (ecosystem reproductive capacity), l’economia del dono e dello scambio reciproco, l’economia familiare domestica, l’economia informale e l’economia solidale. L’economia di mercato, quella che misura il valore delle cose in denaro, è solo l’ultima e più marginale forma di attività umana generatrice di beni e servizi utili a soddisfare le esigenze delle persone.
L’economia solidale non si riferisce alle attività caritatevoli e assistenziali svolte dal volontariato e finanziate dalla filantropia. Esiste una idea forte di economia eco-solidale come trasformativa e alternativa post-capitalista. La denominazione ufficiale, assunta nei documenti internazionali è SSE (social solidarity economics, ESS in italiano).
Non c’è settore della produzione, della distribuzione e dello scambio che non possa essere esercitato secondo principi etici e modalità morali dell’ESS: sostenibilità, mutualità, cooperazione, democrazia. Alcuni casi studio: gli immobili usati come beni comuni a Napoli; il pastificio Iris a Casteldidone; Arvaia, la comunità che sostiene l’agricoltura a Bologna (Community Supported Agriculture); il consorzio Mediterraneo Sociale a Somma Vesuviana; la rete degli empori delle Marche.

Immagine tratta dalla copertina della rivista.

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