Salta al contenuto principale

Iscritto da

9 years 2 months
redazione ,
890
Funky Tomato

Il progetto Funky Tomato è stato costruito da una decina di persone, italiane ed africane, per la produzione di trasformati di pomodoro (salsa, pezzi e pelati), "biologici" anche se non certificati, con una filiera produttiva trasparente e tutta attentamente studiata, dai semi alla trasformazione, al lavoro regolare di persone coinvolte direttamente nel progetto.

Funky Tomato si è svolto in Basilicata (Venosa, Palazzo San Gervasio e Cancellara, Potenza>) e Puglia (Cerignola, Foggia) ed è nato sulle basi del lavoro già svolto in quei territori da alcune realtà – Fuori dal ghetto, Osservatorio Migranti Basilicata – impegnate in attività (scuola di italiano e organizzazione di iniziative per rivendicare i propri diritti) con i braccianti migranti - per lo più dell’Africa Occidentale in quella zona. Sul sito www.funkytomato.it trovate tutte le informazioni di contesto e il dettaglio delle scelte fatte, incluso il costo trasparente.
Obiettivo principale del progetto è stato realizzare una sperimentazione d'impresa con il diretto coinvolgimento di persone migranti già impegnate in agricoltura e dimostrare che è possibile produrre con qualità e nel rispetto dei diritti. Le fasi lavorative di raccolta e successiva trasformazione in laboratorio a norma, hanno visto la regolare assunzione di 4 persone per oltre 2 mesi, costituendo una reale alternativa di lavoro rispetto al sistema ampiamente diffuso in agricoltura industriale, fatto di pagamento a cottimo (3,50 € per 3 quintali di pomodoro) e necessità di intermediazione dei caporali.

Nel progetto hanno lavorato Walim e Yacouba, 20 e 25 anni dal Burkina Faso, che hanno trascorso la loro adolescenza nel Nord Italia ma che da alcuni anni in estate si recano a Sud alla ricerca di lavoro stagionale in agricoltura ed hanno scelto di entrare nel progetto per essere liberi dalla dipendenza dal caporale nella ricerca di lavoro.
Mamadou viene dal Senegal, è in Italia da alcuni anni, e segue da sempre con impegno attivo quanto accade nelle campagne, prima come bracciante ora come mediatore culturale con MEDU.
Quarta protagonista è Anita, una giovane mamma italiana, che lavora nel laboratorio di trasformazione.
L’Italia è il terzo produttore mondiale di pomodoro (dopo USA e Cina), che è il secondo prodotto più esportato per un valore di 1,5 miliardi di € all’anno (in crescita, dati ISMEA), dunque è di certo tra i prodotti di eccellenza di quel “made in Italy tanto esaltato da media e politica, ma cronicamente e diffusamente interessato (come del resto succede per altre insospettabili filiere come l’uva in Piemonte) da sfruttamento delle persone che lavorano alla raccolta nei campi di Puglia, Basilicata e Campania.
In questo contesto si inseriscono e si intrecciano alcuni aspetti rilevanti, legati alla (non) gestione delle migrazioni, alle politiche del lavoro, alla cronica assenza di governo ed istituzioni locali nel cercare soluzioni strutturali e non emergenziali, al crescente ruolo ed all’uso di politiche di pressione sui fornitori (c.d. buyer power) per contrarre i prezzi da parte della Grande Distribuzione Organizzata (che copre il 72% del fabbisogno degli italiani, fonte indagine AGCM, 2013) superando la rappresentazione mediatica del caporale come unico responsabile, il comodo “cattivo” di turno da additare.
Oggi siamo molto felici di come sia andata: abbiamo sperimentato una filiera tutta libera da sfruttamento della terra e dell’uomo, dato lavoro regolare, la possibilità di vivere un’abitazione normale, di accrescere le proprie competenze e fare un’esperienza di vita positiva. 
E' stata una prima volta e naturalmente alcuni aspetti vanno migliorati, ci abbiamo messo anche molto volontariato per far quadrare i conti, la natura e la coltivazione senza chimica di sintesi ci hanno portato una produzione più scarsa del previsto per una varietà (il tondo LS 330) attaccata dal ragnetto rosso.
Ce l'abbiamo fatta anche grazie a tanti gruppi e realtà che hanno sostenuto l'idea pagando le forniture in anticipo, e abbiamo potuto produrre e distribuire tra piccola distribuzione indipendente e ristorazione, Gas, botteghe del commercio equo e solidale.  
Il progetto si è intriso anche di musica e video, per mostrare e raccontare quello che abbiamo fatto ci sono foto e filmati, visibili nella sezione video del sito web.
Ora vorremmo che la nostra idea si diffonda ancora, anche per costruire il prosieguo del progetto, nel quale vorremmo coinvolgere gradualmente nuovi produttori e nuove filiere.
Se voleste ci sono ancora a disposizione vasi da 580 ml di salsa di pomodoro e pomodoro a pezzi crudi (con buccia) in salsa, al prezzo di 3,00 € ciascuno (IVA inclusa) per piccole quantità, e 2,50 € per quantità oltre i 100 pezzi, anche misti. Se interessati scriveteci via mail.
 
Info: tomatofunky(chiocciola)gmail.com 
 
Documentazione on-line:
Categoria:
Progetto: