Paul Hawken è un ecologista statunitense, già noto per alcuni saggi tra cui "Capitalismo naturale". In "Moltitudine inarrestabile", anche se il titolo originale andrebbe tradotto come "Benedetta irrequietezza", si lancia nell'impresa di descrivere il movimento senza nome formato da milioni di organizzazioni che in tutto il mondo si battono per la giustizia sociale, la difesa dell'ambiente e la resistenza delle culture indigene alla globalizzazione, giustificando allo stesso tempo il suo ottimismo nonostante i gravi problemi che circondano l'umanità.
A mio modo di vedere il tentativo è riuscito: ho letto il libro con interesse e l'ho trovato convincente. Credo che questo successo sia in parte dovuto al lavoro che l'istituto di Hawken, il "Natural Capital Institute", sta svolgendo nella creazione di un database condiviso, descritto nella appendice del libro, che conta attualmente centomila schede di organizzazioni.
Partendo dalla conoscenza diretta di molte tra queste organizzazioni, Hawken risce a cogliere bene alcuni aspetti che spesso sfuggono, in primo luogo l'inadeguatezza dello stesso termine "movimento". Hawken ci parla di un movimento sociale al di fuori degli schemi tradizionali, frammentato ma interconnesso, senza leader né organizzazioni centrali. Il più grande movimento sociale di tutta la storia dell'umanità non si riconosce come tale, non segue un'ideologia ma la forza delle idee, affronta direttamente e in modo pragmatico le esigenze dei cittadini ed i problemi globali, contiene al suo interno una grande diversità che costituisce la sua forza ma anche la sua debolezza.
Secondo Hawken si tratta di una risposta collettiva che la Terra sta generando per affrontare le mille crisi locali e globali; è il sistema immunitario dell'umanità che reagisce a tossine quali la corruzione politica, il disordine economico ed il degrado ecologico. La rete immunitaria resiste, corregge, ricostruisce, apprende, si rigenera e si autoregola nelle forme di una moltitudine di organizzazioni che svolgono in modo ricco di inventiva il ruolo di anticorpi sociali che si attaccano alle patologie del potere, cercando di reinventare il mondo dal basso verso l'alto sulla base dei principi della giustizia e dell'ecologia; forse l'ultima occasione per evitare il collasso.
Recensione di Andrea Saroldi
Paul Hawken, "Moltitudine inarrestabile", Edizioni Ambiente 2009.