Caro San Cristoforo,
come va? Da un po' di tempo non ricevo tue notizie e così ho pensato di scriverti questo messaggio.
Andrea Saroldi, 21 marzo 2012
So di non aver avuto un’idea originale, già Alexander Langer nella sua celebre lettera ti chiedeva dove avessi trovato la spinta positiva necessaria a compiere la traversata che ci sta innanzi, quella da una civiltà impregnata della gara per superare i limiti ad una civiltà dell'autolimitazione, da una civiltà del "di più" ad una del "può bastare" o del "forse è già troppo". Sono passati 22 anni, e volevo chiederti se per caso avessi visto qualcuno attraversare il guado. Come capirai, la mia domanda è interessata, perché qui sulla nostra sponda il terreno sta sprofondando sotto il nostro stesso peso e qualcuno inizia ad avere l'acqua alle caviglie, altri alla cintura; i più coraggiosi provano la traversata a nuoto, ma non sappiamo che fine abbiano fatto.
Sai come la penso, che per una traversata di questo tipo sia necessario costruire delle zattere autogalleggianti [3], e che sia anche necessario condividere i progetti ed i risultati delle prime prove di navigazione per poter imparare più in fretta dai nostri tentativi ed errori.
Ma oggi ho deciso di scriverti perché in questi anni abbiamo imparato una cosa importante: non esistono scialuppe monoposto, per galleggiare e resistere devono avere la dimensione di un'arca, con dentro almeno un orto e qualche animale. Sono le relazioni a costruire i legami che tengono insieme solidamente la struttura della zattera - questo è il significato di solidarietà - e sono le comunità legate al territorio e ai suoi flussi quelle in grado di sostenersi e galleggiare. La tenacia dei legami è necessaria a scaricare le forze su più punti, senza sovraccaricare nessuno di pesi che sarebbero insopportabili per una persona sola.
Stiamo facendo le prime prove di galleggiamento, e nel frattempo indugiamo nella preparazione dei bagagli che sappiamo dovranno essere molto leggeri. Per questo ti vorremmo chiedere, vista la tua forza e la tua altezza, non solo una spinta per allontanarci da riva ma anche qualche informazione in più su come si vive sull'altra sponda. Ci serve qualcuno che ci faccia brillare gli occhi e trovare il coraggio di mollare gli ormeggi raccontandoci quanto bene si possa vivere dall'altra parte, per questo ti chiediamo se puoi darci una mano.
Ci vediamo presto, salutami Alex.
Tuo affezionatissimo Andrea
Pubblicato su volontariperlosviluppo.it, foto di Andrea Saroldi.