L'economia plurale che cambia la città
Le persone impegnate nella variegata galassia che qualcuno chiama economia sociale e solidale diventano sempre più numerose, eppure nelle agende politiche queste esperienze restano invisibili.
Le persone impegnate nella variegata galassia che qualcuno chiama economia sociale e solidale diventano sempre più numerose, eppure nelle agende politiche queste esperienze restano invisibili.
Quando ci sono festival che nascono dal basso come Si può fare! significa che in certi territori c’è davvero una società in movimento.
Due storie parallele di due cooperative agricole (Iris e La Terra e il Cielo) narrate da due libri pubblicati quasi contemporaneamente da Altreconomia.
La Provincia Autonoma di Trento è una delle prime istituzione italiane a varare una normativa che riconosce la specificità e favorisce la diffusione dell’economia solidale.
Dopo due anni torniamo ad occuparci dei ragazzi di Sfrutta Zero, della loro ostinazione, della loro capacità di far partire dal basso una lotta ricca di dignità.
L’economia sociale solidale è una alternativa al capitalismo e ai sistemi economici autoritari, è l’economia dell’autogestione, della cooperazione e del “buen vivir”.
Nel 2006 i gruppi di acquisto solidale del Distretto di economia solidale della Brianza si rendono conto che c’è un prodotto, tra quelli acquistati regolarmente, di cui sanno pochissimo: il pane.
Dopo anni di denunce inascoltate sulla vicenda della Città dell’Altra Economia, qualcosa si muove.
L’economia sociale solidale è basata innanzitutto sulla valorizzazione delle relazioni tra i soggetti, un’equa ripartizione delle risorse, il rispetto e la tutela dell’ambiente, il perseguimento di finalità sociali.
Sono numerose le esperienze con cui, tra informalità e scarsa visibilità, sempre più persone ripensano i modi di lavorare e di vivere, mettendo al centro un forte desiderio di autonomia.