
Domenica scorsa, era il 16 marzo 2025, sono stato a Rho alla fiera “Fa’ la cosa giusta!” organizzata da Terre di Mezzo. Tra vari amici, stand e incontri ho assistito alla presentazione del libro “Come ne usciremo” di autori vari a cura di Fabio Deotto; il libro si autodefinisce del genere “speculative nonfiction”, che non so cosa sia, per cui vi chiedo di portare pazienza se la mia presentazione vi potrà sembrare temporalmente confusa; considerate che, mentre mi è già successo di parlare di un libro prima di leggerlo, questa è la prima volta che mi capita di presentare un libro prima che venga scritto.
“Come ne usciremo” è scritto nel 2041, poco dopo la pubblicazione del “World Development Report” della Banca Mondiale che mostra che le curve di sviluppo globale non convergono più verso il punto di collasso, le emissioni hanno smesso di crescere, le disuguaglianze economiche si stanno riducendo e il ripristino degli ecosistemi naturali procede a ritmo sostenuto.
Michele, il nipote di Deotto che oggi non è ancora nato, rimprovera allo zio di essere un catastrofista e chiede di celebrare il collasso evitato; ma lo zio non è tranquillo, non vuole che si dimentichi che non è stata una passeggiata. Oltretutto, la logica del capitale non è stata superata e per evitare l'ostacolo non basta rallentare, serve cambiare rotta; anche se le energie rinnovabili hanno sostituito quelle fossili, il mondo resta profondamente diseguale.
Se consideriamo le possibili strade per la transizione di una civiltà riassunte da Roman Krznaric con i termini collasso, riforma e trasformazione [1], nel 2040 il collasso è stato evitato e ci troviamo in uno stadio della nostra civiltà in cui ancora convivono riforma e trasformazione, a seconda dei diversi luoghi.
Per ricordare come siamo arrivati a quel punto e le cose che restano da sistemare, Deotto raccoglie otto articoli pubblicati tra il 2031 ed il 2040, gli articoli che negli anni sono meglio riusciti a cambiare il suo sguardo, ad offrire una lettura alternativa alla retorica trionfale seguita alla pubblicazione del rapporto.
Il reporter Omar El Akkad ricorda l’anno e mezzo trascorso alla Corte di giustizia internazionale dell’Aia per seguire i lavori della Commissione che si occupa di consegnare alla storia le politiche di shadowing utilizzate dai governi per mascherare gli effetti della crisi. Il reportage di Vincenzo Latronico racconta come è nata la rivolta dei fuochi delle marcite del 2031 contro la gentrificazione rurale dell’Agro Pontino; Meehan Crist descrive l’importanza dei movimenti per la giustizia riproduttiva nell’avvio della transizione ecologica e quanto una cruda foto abbia aiutato a smuovere.
Sergio del Molino ricorda il ruolo giocato dalla "Generazione Erasmus" nel superare l’autoritarismo in Europa; Claudia Durastanti nella conferenza del 2034 in occasione della manifestazione “Il Passato Possibile” ripercorre la trasformazione del nostro sguardo sul paesaggio. Il reportage di Chigozie Obioma testimonia lo spopolamento delle città nigeriane in seguito alla liberalizzazione migratoria; i benefici della settimana corta sulle ricadute psicologiche dello sfruttamento lavorativo trovano spazio nell’articolo di Francesca Coin; mentre Angela Saini descrive le condizioni dei cittadini di secondo livello nel Regno Unito.
A questo punto, forse qualcuno si starà chiedendo perché ho pensato di presentarvi questo libro prima ancora che venga scritto. Si tratta di un motivo piuttosto preciso: mi sono stupito che tra gli articoli raccolti da Deotto mancasse quello pubblicato sul numero 391 di Altreconomia (maggio 2035) che racconta alcuni esempi del contributo fondamentale che il mondo dell'economia solidale, con la sua miscela di idee visionarie e pratiche prefigurative, sta dando in diversi luoghi alla conversione del sistema economico in questa trasformazione ancora in corso. Perché sappiamo che se la crisi è un’opportunità per il cambiamento, le azioni che vengono intraprese dipendono dalle idee in circolazione in quel momento in cui le tradizionali certezze traballano [2].
Sto presentando il libro per questo: invitarvi a vivere, raccontare e raccogliere le storie per l’articolo di Altreconomia di maggio 2035; perché “le idee hanno il potere di cambiare il mondo, ma solo quando messe in pratica” [3].
D’altronde, già Pietro Raitano introducendo il “Capitale delle relazioni”, nel 2010 scriveva così: “Quello che state per intraprendere è un viaggio nel futuro […]. Nelle storie che seguono, nei modelli che rappresentano, c’è il seme dell’alternativa a questo sistema, che ha ampiamente mostrato i suoi limiti [...]. Contro questo sistema, da anni, è in atto un’inesorabile ribellione […]. Una ribellione nonviolenta, festosa e piacevole […]. Il cuore di questa ribellione sta in una parola: relazione” [4].
Per chi fosse interessato, grazie a qualche caverna temporale che conoscono quelli delle Terre di Mezzo, un certo numero di copie di “Come ne usciremo” sono state importate dal 2041 e sono disponibili nelle librerie.
Andrea Saroldi
23 marzo 2025
Foto di Andrea Saroldi, Fabio Deotto presenta “Come ne usciremo” a “Fa’ la cosa giusta!” 2025.
Note
[1] - Roman Krznaric, “Come essere un buon antenato”, Edizioni Ambiente 2023, p. 162.
[2] - Andrea Saroldi, “Il cammino della solidarietà”, economiasolidale.net 6 gennaio 2025,
https://economiasolidale.net/content/cammino-della-solidarieta
[3] - Roman Krznaric, ivi, p. 193.
[4] - Tavolo RES (a cura), “Il capitale delle relazioni”, Ed. Altreconomia 2010, pp. 5-6.