Il consumo sostenibile può essere definito come una modalità di acquisto di beni e servizi che tengono conto non solo del prezzo e della qualità percepita dei prodotti, ma anche – in alcuni casi, soprattutto – del comportamento dei produttori e della sostenibilità ambientale e sociale della filiera produttiva.
Definita come una nuova forma di partecipazione politica, questa modalità di acquisto ha assunto caratteristiche nel tempo diverse, diventando uno strumento essenziale di sostegno per le esperienze di economia solidale locale.
Sebbene la capacità dimostrata di andare nel profondo, diffondersi e replicarsi, le forme organizzative dell’economia solidale incontrano tre tipi di problemi:
- l’elitismo, in quanto i consumatori tendono a rimanere circoscritti in fasce benestanti della popolazione;
- la moltiplicazione dei fenomeni di greenwashing, ovvero la strategia di comunicazione di certe organizzazioni o istituzioni politiche indirizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva dal punto di vista ambientale;
- la perdita della spinta politico-trasformativa nel momento in cui si trova equilibrio soddisfacente tra chi consuma e chi produce.
Anche per questo, sempre più frequentemente si nota una maggiore disponibilità dei soggetti dell'economia solidale a esercitare forme di influenza diretta (a partire da quella sulle istituzioni locali) coordinarsi in reti allargate e partecipando a tavoli multi-attoriali, come nel caso dei consigli locali del cibo.
Al link indicato qui sotto trovate il video della lezione di Francesca Forno sul consumo sostenibile organizzata dalla Scuola per l'Economia Trasformativa dell'Università per la pace delle Marche.