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La scala del consumo critico

Dimenticate la vostra offerta perfetta
C’è una crepa in ogni cosa
È così che entra la luce

("Anthem", Leonard Cohen)

Ogni volta che all'interno del mondo italiano dell'economia solidale si scatena una discussione sui comportamenti e le scelte di un soggetto rimango stupito da quanto sia polarizzata, come se non esistessero alternative tra essere magnificamente perfetti o terribilmente diabolici. Eppure i Gas e chi pratica il consumo critico sono da tempo abituati a fare i conti con il fatto che il produttore perfetto non esiste, come non esiste il Gas perfetto; seguiamo dei valori, che traduciamo in criteri (piccolo, locale, solidale, …), che poi applichiamo come riusciamo.
Nonostante mi consideri un consumatore critico, nella mia dispensa e nei miei armadi potete trovare prodotti che rispondono solo in piccola parte ai criteri del consumo critico. La mia capacità di reperire prodotti e servizi che seguano in pieno le mie scelte, ovvero (per semplificare) realizzati nel rispetto dell'ambiente da cooperative legate al territorio, è limitata; ma questo non intacca la mia fiducia nella capacità trasformativa dell'economia solidale.
Cerco di essere sincero con me stesso, di capire fin dove sono arrivato, dove posso migliorare e quali passi posso fare per aumentare l'applicazione dei criteri del consumo critico ai miei acquisti. Nella mia casa non ci sono né prodotti "buoni" né prodotti "cattivi", trovate prodotti o servizi in cui non sono riuscito ad applicare nessuno dei criteri del consumo critico, prodotti in cui sono riuscito ad applicarne qualcuno ed altri in cui sono riuscito ad applicarne molti.
Per descrivere questa gradualità nella transizione immagino una scala con i prodotti disposti lungo i gradini a seconda del numero di criteri che riesco a soddisfare, considerando sia le caratteristiche del prodotto che i comportamenti dell'impresa che lo ha realizzato: in cima il prodotto quasi perfetto, in basso quello così-così. Posso disporre gli oggetti che trovo in casa lungo questa scala: in fondo metto i prodotti che non mi soddisfano, in cima quelli dell'economia solidale (considerando anche la forma societaria dell'impresa e l'utilizzo degli utili), lungo la scala dispongo la maggior parte degli oggetti, più in alto o più in basso a seconda di quanti criteri soddisfano.
Anche se molto resta ancora da fare, ripensando agli ultimi 30 anni mi considero soddisfatto: all'inizio la mia scala era vuota, ma nel corso del tempo si è popolata. Come in una fiaba di Andersen, ho visto i prodotti saltellare sugli scalini, salire e scendere, arrivare e scomparire; ognuno di loro mi ricorda una faccia e molte fatiche. Sono contento quando vedo un oggetto salire di un gradino, lo accompagno come riesco sostenendo il progetto.
Questa scala serve a indirizzare i miei comportamenti: quando cerco un prodotto percorro la scala in discesa a partire dall'alto e mi fermo al primo prodotto che trovo, quello che più si avvicina ai miei criteri. In fondo il consumo critico è questo: i consumatori modificano il loro comportamento e le imprese cambiano il loro.
L'immagine della scala del consumo critico aiuta a riconoscere e valorizzare la salita di un gradino da parte di un prodotto e della sua impresa, considerando allo stesso tempo sia il cammino percorso che quanto resta da fare. Nei settori più complessi, dove non conosco nessuna soluzione che mi soddisfi pienamente, posso sostenere e condividere un percorso di trasformazione.
Non mi interessa compilare l'elenco dei buoni e dei cattivi, ma piuttosto capire come posso fare per spingere i prodotti verso l'alto o evitare le scivolate. L'importante è essere chiari, riconoscere dove siamo arrivati e condividere lo stesso sogno (il pianerottolo in cima alla scala) o almeno la stessa direzione di percorrenza della scala: la salita.
Forse gli scricchiolii scatenano reazioni forti perché ci sentiamo fragili; ma penso che dobbiamo avere cura delle crepe, senza nasconderle, perché è da lì che entra la luce che ci consente di vedere dove stanno i problemi, per affrontarli insieme!

Questo testo del 30 dicembre 2020 riprende contributi di Andrea Saroldi scritti in tempi diversi, foto di Andrea Saroldi (2014).

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