Ho approfittato di qualche giorno di vacanza per leggere questa analisi a più voci su come le economie diverse, oltre ad innovare le pratiche economiche, stiano anche prefigurando un'idea diversa degli esseri umani in relazione tra di loro e con la natura. Leggere libri di questo tipo mi porta una grande soddisfazione, ma per potervi spiegare il motivo devo prima raccontare di cosa parla.
"Davide e Golia: la primavera delle economie diverse (Gas, DES, RES)" (Jaka Book 2013) trae origine da un progetto di ricerca nato a Verona dal gruppo interdisciplinare sulle nuove pratiche di cittadinanza TiLT (Territori in Libera Transizione) che coinvolge l'Università di Parma e quindi i partner dei territori individuati allo scopo di analizzare quali innovazioni stiano attuando le esperienze di economia alternativa rispetto alle trasformazioni dei comportamenti dei singoli, dei gruppi e delle organizzazioni e alle creazioni sul piano simbolico, e per valutare le possibili ripercussioni di queste innovazioni sul piano economico, culturale e politico.
Il progetto di ricerca è stato portato avanti insieme ai soggetti coinvolti in prima persona nella conduzione di pratiche economiche innovative, analizzando le esperienze legate a due DES del nord (Parma e Verona) con i loro Gas e produttori, e due esperienze sarde: una dell'Iglesiente (Domus Amigas) ed una nata nella provincia di Nuoro ed estesasi a tutta l'isola. Il progetto è stato condotto attraverso interviste e focus group, al fine di ottenere dei risultati che non siano (solo) dati dallo sguardo che osserva, ma analizzino le modalità in cui queste esperienze si organizzano e rappresentano.
Nella prima parte del volume, denominata "Il pensiero delle pratiche", i quattro ricercatori che hanno portato avanti il progetto analizzano il materiale raccolto secondo piste di analisi diverse. Lucia Bertell inizia ad analizzare quali siano le caratteristiche distintive di queste nuove pratiche economiche, considerando che il campo dell'altra economia non ha confini precisi ed è stato definito in diversi modi (si veda ad esempio lo scritto del Tavolo RES "I confini dell'economia solidale"). A partire dai dati raccolti, Bertell identifica alcune caratteristiche distintive delle esperienze analizzate, riconducibili in particolare alla invenzione di un nuovo paradigma economico a partire da sé, dall'esperienza diretta e dal lavoro delle persone coinvolte; questo è un po' il filo conduttore, che comunque non impedisce di segnalare anche le differenze tra le esperienze analizzate. Un pregio di questo lavoro, infatti, è quello di partire dall'analisi dei dati raccolti, e quindi di non imporre una definizione a priori ma di organizzare i concetti espressi dai soggetti coinvolti nell'indagine. Un lavoro simile, anche se meno strutturato, era stato svolto nel 2011 nella identificazione delle "Colonne dell'economia solidale" a partire dalle caratteristiche riscontrate nelle pratiche.
Continuando questo percorso, Marco Deriu identifica alcune caratteristiche significative e ricorrenti tra le esperienze analizzate, secondo tematiche che hanno a che fare con gli stili di vita e la capacitazione personali, la qualità del lavoro, la ricostruzione del tessuto socio-economico, il legame con il territorio, l'autogoverno, la gestione d'impresa, il rapporto con gli altri esseri umani e la natura. Questi diversi aspetti non sono sempre presenti tutti insieme, ma comunque non si escludono, anche se ogni esperienza analizzata pone l'accento maggiormente su alcuni. Il fatto che questi diversi aspetti si possano tenere tutti insieme in una sintesi più ampia ancora da esprimere mostra insieme i limiti e le potenzialità di queste forme di nuova economia.
Antonia De Vita invece è maggiormente interessata ad analizzare i processi di formazione ed autoformazione che questi gruppi consentono di attivare a partire dal sé delle persone coinvolte attraverso relazioni principalmente orizzontali. Una novità importante di queste esperienze sta nel loro essere inserite in modo profondo, potremmo dire embedded (incorporate), nella vita delle persone che le praticano e nei territori che queste persone abitano.
Giorgio Gosetti infine indaga le risposte alle interviste e ai focus group rispetto alla qualità della vita lavorativa nell'altra economia, alle innovazioni organizzative e agli impatti economici, culturali e politici che queste nuove forme di economia stanno portando. Gosetti rileva che, se da un lato è chiaramente rilevabile una maggiore conciliazione tra vita e lavoro da parte di chi è coinvolto direttamente in queste esperienze, dall'altra le ricadute sul territorio sono per ora principalmente sul livello simbolico ma scarse su di un piano economico e politico.
La seconda parte del libro riferisce su alcune delle principali ricerche italiane sulle economie diverse, ragionando allo stesso tempo sul livello di coinvolgimento più appropriato per condurre le ricerche in questo campo, allo scopo di attivare un "Circolo virtuoso tra pratiche e ricerche". Francesca Forno ripercorre la nascita e lo sviluppo in Italia dei Gas, dell'economia solidale e delle sue reti dal punto di vista dell'analisi dei movimento sociali, Deborah Lucchetti analizza la trasformazione del lavoro e la necessità di dargli maggiore importanza nell'economia solidale, Davide Biolghini pone le principali questioni per una ricerca partecipata nel mondo dell'economia solidale, Alessio Surian e Paolo Angelini riferiscono del loro percorso di ricerca all'interno della costruzione del DES Brianza, e Anna Paini racconta un percorso di ricerca e pratica sul turismo responsabile nel territorio veronese.
La terza parte infine intende allargare ulteriormente lo sguardo per confrontarsi con altri temi e altre culture alla ricerca di nuove "Pratiche di pensiero". Federica de Cordova segue un approccio psicologico per indagare il rapporto tra il consumo ed il benessere soggettivo, evidenziando come le ricerche indichino una modalità positiva nel rapporto con gli oggetti (materialismo strumentale) nelle situazioni in cui questi aiutano il contatto profondo con noi stessi e facilitano la connessione tra le nostre azioni ed il loro significato all'interno dei legami sociali; se il luogo del controllo rimane all'interno del soggetto, gli oggetti aiutano il benessere quando carichi di significato e all'interno di una rete di relazioni. Non è quindi la quantità né la rapida sostituzione degli oggetti che aiuta il benessere, ma un processo creativo che ci aiuta a mantenere il contatto con il senso profondo di noi stessi e dei nostri bisogni, di come vediamo il mondo, di cosa facciamo e dei nostri rapporti con gli altri.
Nell'analisi del nostro rapporto con le cose, Antonietta Potente ci porta ad un livello se possibile ancora più profondo e più ampio, mostrando come questo discenda dalla nostra visione del mondo. Se nella nostra cultura la separazione conflittuale tra il bene ed i beni è alla radice di una frantumazione dei significati, allora possiamo attingere alle riserve di senso mantenute da altri popoli sostenuti da visioni diverse del mondo e dell'umanità. In particolare, Potente si riferisce al paradigma del buen vivir, interpretato in Bolivia come equilibrio tra mondi e popoli diversi in comunicazione tra loro in un percorso di liberazione in armonia con i ritmi della Terra.
Infine, Marco Aime ci mostra da un lato come l'apice dello sviluppo occidentale - i mercati finanziari derivati - siano vicini alla stregoneria e dall'altro quale tipo di risposte si possano attingere da questi serbatoi di senso alimentati in altri contesti; portando l'esempio dell'Africa, le esperienze raccontate (tontines dal nome dell'economista napoletano Alfredo Tonti, mbotaye e kondery) mostrano l'importanza che gioca nelle relazioni economiche, oltre al valore d'uso e al valore di scambio, il valore di legame che collega in modo esplicito i rapporti economici con i legami di reciprocità ed i valori morali e sociali.
Come dicevo in apertura, anche se un po' impegnativa, la lettura di libri come questo mi porta una grande soddisfazione, insieme ad un po' di tremore. La soddisfazione viene dal vedere quanto sia radicata la trasformazione che stiamo vivendo, ad un livello molto più profondo dei comportamenti e delle pratiche che la sostengono. Non si tratta quindi di mode passeggere, né di qualche enunciato di principio, ma di lavori di ristrutturazione in corso che stanno modificando gradualmente le nostre vite, le modalità secondo cui ci organizziamo ed il nostro modo di pensare.
Queste ricerche mostrano quanto i nostri comportamenti, ma anche il nostro modo di vedere l'umanità, siano lontani dal postulato dell'Homo Oeconomicus egoista e razionale. Tutto questo, sui tempi lunghi delle trasformazioni storiche, ci dà la possibilità di prefigurare una società diversa e di orientare la transizione, se saremo in grado di affrontare alcuni punti critici che il testo evidenzia: la ritrosia a collaborare tra le diverse esperienze, spesso a causa del protagonismo personale, la scarsa capacità di comunicazione e le difficoltà nel rapporto con le istituzioni politiche.
Circa il primo punto, il mondo dell'economia solidale sta cercando di affrontarlo nella preparazione del prossimo incontro nazionale che si terrà a Collecchio (Parma) a giugno 2014 sotto lo slogan "pensarsi insieme". La riflessione di partenza è proprio questa: l'ostacolo principale alla diffusione dell'economia solidale sta in una difficoltà interna a muoversi secondo un immaginario in cui i diversi progetti si completano e sostengono a vicenda e il benvivere va a braccetto con il ben-convivere. Due degli autori di questo volume (Marco Deriu e Antonietta Potente) interverranno come relatori e ci potranno aiutare in questo cammino.
D'altra parte, seguendo il filo di questa ricerca, il compito che ci aspetta è immane, appunto perché non si tratta solo di organizzare una società alternativa. Come se non bastasse, ci tocca pure trovare le forme per sostenere questa trasformazione culturale sul piano simbolico. Chissà, forse su questi aspetti i ricercatori ci potranno ancora essere di aiuto per orientare la trasformazione nella direzione desiderata.
Ci serve credo ancora qualche aiutino per capire quali contesti facilitino la produzione di significati creativi e le trasformazioni di una società sul piano simbolico. In pratica, si tratta di trovare i sassi giusti per armare la fionda del fanciullo Davide, e di allenarsi a mirare e a lanciarli in modo che guidati dalla "mano invisibile" dei comportamenti collettivi possano guadagnare forza durante il volo e centrare la testa del gigante Golia.
Lucia Bertell, Marco Deriu, Antonia De Vita e Giorgio Gosetti, "Davide e Golia, la primavera delle economia diverse", Jaka Book 2013.
Recensione di Andrea Saroldi su volontariperlosviluppo.it, 11 maggio 2014.