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Collemaggio

Si è concluso da poco il convegno dei Gruppi di Acquisto e dei Distretti di Economia Solidali (Gas-DES) a L'Aquila, sono rientrato un po' stanco ma molto soddisfatto: in questo incontro, soprannominato "Sbarcogas", si respirava un'atmosfera costruttiva, nonostante il contrasto silenzioso ma evidente tra il paesaggio del Parco del Sole immerso tra colline verdissime, la basilica di Collemaggio a pochi metri e poco oltre la città profondamente ferita dal terremoto e la sua zona rossa.

Andrea Saroldi, 10 luglio 2011

Il clima era caloroso, complice una forte presenza dal Sud Italia (isole comprese), che è difficile descrivere. Ce n'era un po' per tutti i gusti; come al solito, non ci siamo fatti mancare nulla: convegno, gruppi di lavoro, assemblea, laboratori, teatro, musica, visite, gite, cibo, attività per i bambini, fiera solidale, mercato contadino, fucina delle idee, buone pratiche, camminate e ospitalità. forse abbiamo addirittura esagerato un tantino: oltre al lusso della facilitazione, per favorire la condivisione e la partecipazione, quest'anno siamo addirittura riusciti ad elaborare un "Piano di lavoro condiviso dai gruppi tematici". I commenti dei partecipanti sono stati piuttosto entusiasti, e c'è anche chi si è commosso; rimando chi vuol farsi un'idea o approfondire alla collezione di link a materiali, commenti, immagini, audio e video che trovate in fondo a questo messaggio.
Nella preparazione del convegno abbiamo scoperto che curiosamente negli ultimi anni sono usciti due libri con lo stesso titolo: "L'economia del noi". Il primo è un saggio di Nicolò Bellanca, professore di economia dello sviluppo presso l'Università di Firenze, in cui analizza sotto quali condizioni si possono formare processi di azione collettiva e di partecipazione politica in grado di modificare gli assetti di potere. Il secondo è un'indagine di Roberta Carlini, giornalista; un viaggio-inchiesta all'interno delle tante esperienze di soluzioni collettive ai problemi della vita di tutti i giorni: acquistare, abitare, lavorare o ottenere un prestito.
Nel dubbio, li abbiamo invitati entrambi: Carlini all'inizio dei lavori per aprire la tavola rotonda sulle "Risposte praticabili di fronte alla crisi", e Bellanca per la relazione all'assemblea conclusiva su "L'economia solidale di fronte all'economia e alla politica". La scelta è risultata azzeccata, perché questa dimensione collettiva e la sua volontà di trasformare le situazioni senza temere di affrontare terreni impegnativi ha caratterizzato in modo forte questo convegno, sia nei metodi che nei contenuti.
La facilitazione ha consentito a tutti di portare un contributo, in particolare nei momenti di scambio e nei gruppi di lavoro che hanno elaborato le linee di azione raccolte nel documento finale; allo stesso tempo, questi gruppi di lavoro non sono rinchiusi all'interno del mondo Gas-DES ma riguardano la relazione con altri soggetti, anch'essi invitati al convegno. Abbiamo così aperto il confronto e scambiato esperienze con produttori agricoli e "non-food", con chi si occupa di finanza etica e di commercio equo e solidale.
È forse questo l'elemento di fondo delle risposte che possiamo proporre rispetto alla sfida lanciataci dagli abruzzesi nell'invito a tenere a L'Aquila il convegno: l'economia del noi, pur con tutte le sue difficoltà, funziona molto meglio dell'economia dell'io in cui siamo stati allevati.
Sono stato troppo preso dall'organizzazione per essere in grado di scrivere un resoconto del convegno, ma mi è piaciuto quello di Fabio Santori pubblicato sul sito pantarei-cea.it, che mette in luce anche alcuni nodi critici; lo riporto qui sotto.

Ci si poteva aspettare soddisfazione e compiacimento dal popolo dell’economia solidale che si è incontrato a L’Aquila. Per il cammino fatto, i risultati ottenuti in termini numerici e progettuali, per la recente vittoria referendaria a cui questi uomini e queste donne hanno contribuito con la loro riflessione e la loro pratica dei beni comuni. Invece è stata l’inquietudine a dominare i tanti interventi dei relatori e dei convegnisti che hanno preso la parola sia nei momenti di plenaria che durante il pomeriggio dei sei gruppi di lavoro (nuova agricoltura, finanza etica, contributo delle reti meridionali, beni no food, Gas e leggi regionali, commercio equo). L’inquietudine che deriva dalla consapevolezza di vivere un momento importante e dalla voglia di essere protagonisti, nel segno del cambiamento, di questo momento.
La Crisi, ritenuta di carattere sistemico, ritorna già dal titolo dell’undicesimo convegno nazionale e viene valutata soprattutto come opportunità, come apertura di spazi importanti nel pensiero unico dominante in cui agire il cambiamento verso un mondo più giusto, più solidale, più sostenibile. ”Si è riaperto il senso della possibilità”, per usare le parole di Deborah Lucchetti (Rete Ligure per l’Altra Economia). Da questa considerazione si è dipanato tutto un ragionamento collettivo, arricchito da racconti di pratiche già attive sui vari territori e da relazioni accurate, su come andare oltre l’esercizio delle buone pratiche; su come poter, agendo localmente, incidere sui livelli globali vista l’inscindibilità delle due dimensioni (molto interessante la relazione di Alberto Zoratti e Adanella Rossi del DES Altrotirreno); su come essere protagonisti del cambiamento; su come riuscire a crescere e a contare di più senza snaturare le caratteristiche fondanti (movimento di base, orizzontalità, solidarietà tra i membri) del movimento. Un ragionamento appunto, sollecitato dal Tavolo RES, ma sentito anche come diffusa esigenza di base, su come riuscire a far crescere l’economia solidale, per attivare processi di cambiamento virtuosi sui territori, mettendo al centro il valore delle relazioni, la reciprocità, la sostenibilità ambientale. Su come trasformare l’eccedenza sociale accumulata in agente trasformatore anche per altri pezzi di società, meno consapevoli, meno partecipi.
Altro grande interrogativo che ha attraversato lo Sbarcogas è stato quello del rapporto con la politica istituzionale. Perché politica come “processo di trasformazione con fini di lungo periodo” (secondo le parole di Nicolò Bellanca, relatore di una interessante ricerca sul mondo Gas) i “gasisti” l’hanno sempre fatta. Ma per chi ha fatto della partecipazione diretta una pratica fondante difficile è dare credito agli attuali professionisti della politica e ad un sistema rappresentativo anch’esso in profonda crisi. Partendo da un bisogno, quella di una sponda con cui interloquire, e da un sentimento, quel “non ci rappresenta nessuno” che sta scuotendo le moribonde democrazie rappresentative europee, abbastanza condivisi dai partecipanti, vari interventi si sono interrogati su come contaminare senza essere cambiati, su come fare a rendere la partecipazione, praticata in contesti ridotti, strumento politico di decisione e pratica per colmare il vuoto della rappresentanza (una riflessione che mi fa pensare sempre più che il comandare obbedendo degli zapatisti possa rappresentare un valido cammino).
Infine l’effervescente crescita numerica dei Gas, arrivati a 800 ufficiali (altrettanti si stima possano essere quelli informali), ha fatto entrare nel dibattito il tema delle forme organizzative. Consapevoli di come la forma non sia neutra ma comporti caratteristiche intrinseche e conseguenze sull’essere e sull’agire, il dibattito ha assunto come dato ineludibile quello della diversità: tanti Gas e tante persone che partecipano si traducono in una differenza di motivazioni, pratiche e concezioni dell’economia solidale. Diversità che deve rappresentare una sfida arricchente, così come i probabili conflitti che sorgeranno tra le anime di un movimento che, allargandosi, diventa sempre più eterogeneo. Alla fine la dialettica sull’organizzazione si è polarizzata tra chi, proprio per poter essere un movimento più incisivo, pensa siano necessarie forme di coordinamento e raccordo più strutturate e “pesanti” (posizione riassunta nella frase “Trovare con delicatezza una direzione comune”); e chi invece pensa che ogni Gas debba, pur nella condivisione di principi generali, proseguire per la propria strada e che questa molteplicità e diversità sia irriducibile ad un unicum.
Una tre giorni davvero densa. Nel clima di convivialità e di belle relazioni che si è vissuto nel Parco del Sole le comunità che animano i vari rivoli dell’economia solidale hanno ragionato collettivamente, partendo in molti case dalle loro concretissime esperienze territoriali, su come poter fornire risposte valide per la società intera per uscire dalla Crisi economica, sociale ed ambientale che la caduta del Capitalismo provoca in maniera drammatica. Una riflessione alta, che ha saputo tenere insieme approfondite analisi, appassionati racconti, stimolanti interrogativi. Un confronto che, già nella modalità, è stato il più possibile orizzontale, aiutato e coordinato anche dal prezioso lavoro della cooperativa SCRET.
Un esercizio di democrazia, un pensare insieme, uno sforzo collettivo all’altezza di un movimento che, non pago per la strada fatta, vuole osare e fare ancora di più, agendo sull’economia con l’intenzione di provare a ridare un senso alla politica, per costruire nuove relazioni e un nuovo mondo. Una sfida importante, che per quanto fatto fin’ora e per quanto visto e ascoltato a L’Aquila, il popolo dell’economia solidale può affrontare e vincere.

Pubblicato su volontariperlosviluppo.it, foto di Andrea Saroldi.

 
MATERIALI

VIDEO

Prima giornata Sbarcogas L'Aquila (Media Crew Casematte)
http://www.youtube.com/watch?v=vtKGFCIAsEQ

Suoni e immagini dallo Sbarcogas (Media Crew Casematte)
http://www.youtube.com/watch?v=nzluQlvz8W0

Corteo sonoro (Luca Gianotti)
http://www.youtube.com/watch?v=95-cCEuhA5E

Laboratorio sulla costruzione di un pannello solare ad aria (Parco dell'Energia Rinnovabile)
http://www.youtube.com/watch?v=LA03BfAziwA

AUDIO

Interviste su Radio Onda d'Urto
http://navdanya.radiondadurto.org/2011/07/05/1513

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