Andrea Saroldi, 20 luglio 2014
Mentre pubblico questo articolo sono connesso tramite wifi dai Bagni S. Antonio sulla spiaggia di Savona; al mare vado pochissimo, ma quando mi capita vengo qui, se continuate a leggere ne capirete il motivo.
Non è solo perché mia mamma ed io siamo nati a Savona, venivo da questa parti da piccolo e la mia famiglia è originaria di Altare, un paese qui sopra in cima al colle che separa le Alpi Marittime dagli Appennini. Non sarei qui se non avessi avuto l'occasione di incontrare Manuela e Daniele nel 2001 ad un convegno AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follerau) alla Cittadella di Assisi.
Manuela e Daniele sono gente di montagna, si sono conosciuti a Limone Piemonte mentre lavoravano agli impianti del Col di Tenda. Sono arrivati su questo lido nel 1991, hanno rilevato la gestione della spiaggia, si sono trasferiti a Savona ed hanno iniziato con martello e scalpello a restaurare lo stabilimento, con un occhio attento alla sostenibilità ambientale e al consumo critico, su di una spiaggia frequentata perlopiù dai cittadini di Savona.
Questa zona del litorale di Savona, chiamata "Fornaci", da diversi anni ha ottenuto il riconoscimento della "Bandiera Blu" assegnata dall'organizzazione internazionale FEE (Fondazione per l'Educazione Ambientale) utilizzando diversi criteri che riguardano l'educazione ambientale, l'informazione, la qualità delle acque, la gestione ambientale, i servizi e la sicurezza.
Intorno ai Bagni S. Antonio troviamo altre spiagge, alcune libere, dotate di diversi servizi e attività comuni a questa zona come la partecipazione al carnevale estivo, i lumini in mare e le sculture di sabbia. Ma qui la spiaggia offre ai clienti una serie di servizi particolari che fanno sentire a casa i consumatori critici: in un certo senso, è come se i lavori di ristrutturazione in questi 23 anni non si fossero mai fermati, nonostante l'arrivo dei tre figli, che ora collaborano con i genitori nella gestione o come bagnini.
Provo a fare un elenco sparso di questi servizi extra, che hanno anche meritato un premio speciale FEE, ma sicuramente dimenticherò qualcosa: se partiamo dall'acqua, troviamo una fontanella che offre acqua dell'acquedotto refrigerata, riducendo così il consumo di plastica delle bottigliette, si tratta di circa 13'000 bottiglie in meno per ogni stagione; la doccia spruzza acqua calda riscaldata dai pannelli solari davanti ad un murales che inneggia all'acqua bene comune. Se passiamo alle bevande, nella cambusa troviamo il distributore del caffè equosolidale, l'acqua alla spina naturale o frizzante, la Ubuntu Cola, il Guaranito ed il Tererito oltre alle birre DUIeMES ed Ermes prodotte dalla cooperativa sociale Pausacafé nel carcere di Saluzzo. Sempre nella Cambusa è possibile acquistare semifreddi e insalate fornite dai produttori locali oltre a snack e biscotti equosolidali.
Nei bagni troviamo carta igienica certificata PEFC; le pulizie utilizzano detersivi di Officina Naturae, un produttore storico dei Gas, mentre la raccolta differenziata si spinge sino all'olio alimentare partecipando al progetto Riclicolio; a breve è prevista la compostiera per i rifiuti organici che a Savona non vengono differenziati.
Per riempire i momenti di relax estivo la spiaggia offre in consultazione libri e riviste, tra cui diverse pubblicazioni di Altreconomia e altri testi sul consumo critico. Chi si porta il cibo da casa trova tavoli e panche al coperto per mangiare o giocare a carte, chi preferisce i cibi della cambusa può utilizzare stoviglie di plastica rigida che saranno lavate e riutilizzate. I clienti possono anche utilizzare una saletta separata denominata "La Stiva", dove è disponibile un frigorifero che è contento di tenere al fresco le pietanze preparate dai clienti, ma si rifiuta di conservare prodotti Nestlé o McDonald's. Oltre a tutto questo, i computer della gestione utilizzano Linux e la corrente elettrica proviene da fonti rinnovabili.
Se provate a chiedere a Daniele e Manuela perché fanno tutto questo le prime risposte sono "perché ci piace" e "perché ci crediamo", poi naturalmente ti parlano del benessere sociale e ambientale. È come andare a trovare a casa degli amici che ti dicono semplicemente: "noi qui facciamo così", e tu ti senti un po' invitato ed un po' costretto ad adeguarti; intanto inizi a comportarti secondo le abitudini del luogo, e se poi vuoi chiedere spiegazioni o chiarimenti questi non mancano. La cosa interessante che mi raccontano è che si sono affezionate alla spiaggia maggiormente le persone che sono capitate qua ignare di consumo critico e comportamenti sostenibili, rispetto a quelle che appaiono già informate e attente ma poi preferiscono un'altra spiaggia. Le prime sono tornate, magari raccontando come hanno proseguito a casa loro le abitudini prese in spiaggia. Io la chiamo educazione ambientale, nel senso che è l'ambiente in cui ti trovi ad influenzare le tue abitudini.
Per tenersi allenati e ripassare la geografia, ogni anno durante l'inverno Manuela e Daniele insieme ai loro figli organizzano dei viaggi in giro per il mondo: Tibet, Messico, Marocco, Stati Uniti, Iran, Palestina. In una serata estiva sulla spiaggia potete ascoltare i racconti di viaggio e vedere i filmati con tanto di spot promozionali sul SW libero e sul commercio equo.
Ho pensato di raccontarvi tutto questo perché mostra come l'economia solidale ed il consumo critico, quando riescono a trovare il linguaggio concreto delle cose che funzionano, possano creare delle risposte per tutti non solo parlando di pomodori e zucchine ma anche nei servizi. Se non ci credete potete venire a verificare di persona, ne può valere la pena, anche solo per una birra.
Foto di Andrea Saroldi.