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Candele nell'oscurità

Come candele nell'oscurità

Il 18 gennaio 1915, sei mesi dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, mentre l’Europa era sconvolta da morti e uccisioni, Virginia Woolf scriveva nel suo diario: “Il futuro è oscuro, il che tutto sommato è la cosa migliore che possa essere il futuro, credo”. Oscuro, sembra suggerire la scrittrice, nel senso di imperscrutabile, non di terribile. Ci capita spesso di confondere i due significati. Oppure trasformiamo l’inconoscibilità del futuro in qualcosa di certo, la realizzazione di tutte le nostre paure, il luogo oltre il quale non c’è domani. Ma ogni volta, accadono cose ben più strane della fine del mondo.

Con queste parole Rebecca Solnit, storica e attivista statunitense, inizia il suo “Speranza nel buio”, che in questi ultimi anni accompagna la riflessione su come attrezzarci e nutrire la speranza nel passaggio d’epoca che stiamo vivendo.
Ci sentiamo sballottati, e ci sono momenti in cui non è facile trovare la direzione da seguire, perché la destinazione si trova oltre la profondità del nostro sguardo.
In queste situazioni mi viene in mente la poesia “Pensa agli altri” del poeta e scrittore palestinese Mahmoud Darwish, che stabilisce una connessione diretta tra le nostre azioni e chi è lontano da noi; è questo il punto di vista da cercare per poter essere, come dice il finale, una candela nell’oscurità che conserva e alimenta la luce della speranza.
Questa poesia è stata messa in musica da Mira Awad, musicista ed attrice palestinese di cittadinanza israeliana, molto aperta alle collaborazioni con altri artisti; tra queste, ha una lunga storia di collaborazioni con Noa, cantante ebrea israeliana, che ha tradotto la canzone in inglese e in ebraico. Spesso Awad e Noa cantano insieme, mescolando i loro idiomi, come nel progetto “Think of others – Solidarity Project” in cui interpretano la poesia-canzone insieme ad altri artisti arabi ed ebrei.
Il primo gennaio 2020, diffondendo il video di questo progetto come auguri per il nuovo anno, Awad scriveva: “Noi artisti non saremo in grado modificare la realtà, ma possiamo sicuramente portare un po’ di luce dove è buio, ricordando a noi e agli altri che sperare è un’azione attiva, che possiamo generare speranza quotidianamente con i nostri pensieri e le nostre azioni”.
Per nostra fortuna Giacomo Lariccia, cantautore italiano che vive a Bruxelles, ha da poco registrato la versione italiana con la partecipazione sia di Awad che di Noa che cantano in italiano, in arabo e in ebraico; la canzone uscirà prossimamente con il titolo “Una candela nell’oscurità”; sento già che sarà un leitmotiv per il pubblico che abita la mia testa e le mie orecchie, e per chi mi capita intorno; la canzone ci sostiene nel mantenere la direzione giusta anche in condizioni di scarsa visibilità.

Giacomo Lariccia

- Giacomo Lariccia [2] -

Awad e Noa sono amiche, hanno alle spalle anni di attivismo e mostrano un esempio di cosa potrebbe essere la coesistenza tra diverse etnie. Nel 2009, a Mosca, insieme hanno rappresentato Israele all’Eurovision Song Contest con la canzone “There Must Be Another Way” cantando in inglese, arabo ed ebraico.
Il punto di vista che esprimono nella canzone è quello di un noi esteso che abbraccia tutti: “E quando piango, piango per entrambe. Il mio dolore non ha nome”. Penso che sia questo l’indizio risolutivo per trovare “l’altra strada” rivendicata dalla canzone.
Quello che Pëtr Kropotkin chiama il mutuo appoggio, che Pablo Servigne e Gauthier Chapelle chiamano l’altra legge della giungla, e che potremo chiamare la legge della solidarietà; è questa l’altra strada.

 

Il cammino della solidarietà

Cosa ci potrà salvare dalla attuale crisi ecologica e sociale che sta attraversando l’umanità? Per fortuna, esiste già una direzione da seguire per invertire la rotta rispetto a quella che ci sta portando sull’orlo del baratro, è un sistema di riferimento che può svolgere un ruolo centrale per venirne fuori, “l’idea di solidarietà descrive ciò che ci tiene legati e spiega come possiamo agire per cambiare la nostra situazione”.

Nel gennaio 2020, mentre Awad pubblicava “Think of others – Solidarity Project”, riprendevo con queste parole l’articolo “Tutti per uno” di Astra Taylor e Leah Hunt-Hendrix per portare i miei auguri di solidarietà per il nuovo anno.
Oramai molti segnali provenienti da diverse sorgenti ci indicano questa strada come la via maestra per superare le crisi multiple che stiamo affrontando, seguendo l’appello lanciato da Kropotkin.

È la parola d’ordine che ci viene dalla boscaglia, dalla foresta, dal fiume, dall’oceano: “Unitevi, praticate il mutuo appoggio! Esso è il mezzo più certo per dare a ognuno e a tutti la maggiore sicurezza, la migliore garanzia di esistenza e di progresso fisico, intellettuale e morale”. Questo è ciò che la natura ci insegna [3].

Quando le condizioni sono ostili, il mutuo aiuto è la chiave della sopravvivenza.

Finché siamo in grado di mantenere dei legami, e soprattutto una storia comune, abbiamo delle possibilità di attraversare le tempeste. Ma se questa tela così fragile si sgretola, se le ragioni che ci tengono insieme svaniscono, allora la questione si complica velocemente. Il cedimento è prima di tutto quello della storia che ci fa vivere insieme. Il resto è secondario, sono questioni tecniche. Se restiamo uniti, possiamo gestire gli aspetti tecnici. In effetti, la cosa più pericolosa non è la mancanza di cibo, ma la presenza di esseri umani educati nella cultura dell’ognuno per sé, che si chiudono agli altri, di bambini viziati ed egoisti. Il mondo sarà probabilmente molto pericoloso a causa di questo. Il mutuo aiuto è ancora più importante quando le cose si complicano, questo rende ancora più importante imparare ad amare i propri vicini e a condividere [4].

In questo modo la solidarietà genera trasformazione, alimenta la speranza e le fornisce un sistema di riferimento ed una strada; come scrivono Taylor e Hunt-Hendrix, è un’idea che cambia il mondo. Ma non bastano le esortazioni, si tratta di arrivare preparati al bivio.
Secondo il concetto del “Disruption Nexus” introdotto dal filosofo sociale Roman Krznaric, i momenti di crisi come quello attuale sono grandi opportunità per svolte epocali, ma solo a certe condizioni, che possiamo esprimere con il triangolo della figura.

Disruption Nexus

- “Disruption Nexus” [5] -

Dalla analisi dei cambiamenti storici Krznaric ricava uno schema che si ripete; in periodi di forte instabilità, un cambio di direzione nello sviluppo della storia può essere innescato da una combinazione di tre fattori che si alimentano reciprocamente: la situazione di crisi identificata come tale, le idee visionarie su cosa vada fatto per fronteggiarla e la presenza di movimenti sociali che sfidano chi sta al potere.
Se la crisi è un’opportunità per il cambiamento, le azioni che vengono intraprese dipendono dalle idee in circolazione in quel momento in cui le tradizionali certezze traballano.
In questo tipo di crisi, il cambiamento può essere portato da una combinazione in cui i movimenti sociali amplificano la crisi, la crisi rende le idee alternative rilevanti e queste ispirano i movimenti.
Questo schema, mettendo in evidenza la combinazione di più fattori che si alimentano reciprocamente, mostra l’importanza di diversi ruoli quando collegati tra di loro. Sono importanti e necessarie azioni sia per criticare il sistema attuale che per gettare una luce su come potrebbe funzionare il nostro mondo oltre le attuali crisi. La spinta al cambiamento viene amplificata dalle connessioni tra queste idee e azioni.

 

Utopie concrete

Le idee si diffondono e rinforzano con la pratica e le abitudini; le utopie concrete sono un elemento necessario ad indirizzare la transizione nella direzione che desideriamo, ed in questo compito noi tutti possiamo giocare un ruolo importante.
Allo stesso tempo, anche la tessitura di connessioni ha un’importanza fondamentale, perché consente alle idee e alle pratiche che le sostengono di diffondersi attraverso la rete e in questo modo tirare la transizione scaricandone il peso su diversi punti.
Per quanto riusciamo a costruire e rinforzare meccanismi basati sulla solidarietà, stiamo già vivendo – anche se in parte - nella società che vogliamo costruire. Riprendendo Solnit: “Il paradiso non è il luogo dove si arriva ma il viaggio per arrivarci”.

Alcune recenti forme di attivismo si basano sulla comprensione che la vittoria non è un qualche stato assoluto, lontano da noi, ma il suo raggiungimento; non l’allunaggio ma il volo. Sono emerse varie idee e pratiche che danno vita a questa consapevolezza. Il termine “politica della prefigurazione” viene usato da tempo per descrivere l’idea che se si incarna ciò a cui si aspira, si è già raggiunta la vittoria. Il che significa che se il nostro attivismo è già democratico, pacifico, creativo, in un piccolo angolo del mondo queste cose hanno già trionfato. L’attivismo, in questo modello, non è solo una cassetta degli attrezzi per trasformare la realtà, ma una casa in cui abitare e vivere secondo le proprie idee, anche se si tratta di un luogo temporaneo e locale, questo paradiso della partecipazione, questa valle dove si fanno le anime [6].

Lo stesso messaggio sulla necessità di seguire una prospettiva collettiva come unica strada per affrontare il passaggio d’epoca ci arriva oramai da diversi fronti; tra gli altri, due film d’animazione usciti di recente ci ricordano questo concetto come un segno dei tempi.
Nel “Robot selvaggio”, il robot e gli animali si rendono conto che per sopravvivere al rigido inverno devono mettere da parte le loro rivalità: “Un’altra vera chiave per la sopravvivenza, ci dice chiaramente questa pellicola, è la solidarietà. Un concetto basilare per la sopravvivenza singola e collettiva, perché capace di prevalere sulle avversità, su differenze innate e sulla legge del più forte”.
In “Flow – Un mondo da salvare” il gatto protagonista in un mondo invaso dall’acqua per sopravvivere deve imparare a collaborare con gli altri animali che cercano rifugio sulla stessa barca. “È un’ode alla solidarietà e alla cooperazione, necessarie per sopravvivere anche agli eventi che rischiano di annullarci per sempre”.
Seguendo questo flusso, invito noi tutti a costruire raccontando, ovvero partecipare, praticare, collegare, diffondere e far conoscere sui diversi canali le mille pratiche, esperienze e progetti che sviluppano la legge della solidarietà; dal canto mio, posso mettere a disposizione questo sito economiasolidale.net e la rubrica appena inaugurata sulla rivista Missioni Consolata che è dedicata proprio alla “legge della solidarietà” (la rivista è anche disponibile online oltre che su carta).
Nel documentario Sarura, che descrive le vicende di un gruppo di palestinesi che alle porte del deserto del Negev combatte l’occupazione militare israeliana con videocamere e azioni nonviolente, riappropriandosi delle terre sottratte alle loro famiglie, uno dei giovani  palestinesi si esprime in questo modo.

Questa può sembrare una lotta impari, ma noi non smetteremo mai di resistere, perché questa è la nostra unica vita. Anche se non sappiamo cosa ci porterà il domani, perché il futuro è un luogo sconosciuto, vogliamo essere noi a tracciare la strada per raggiungerlo [7].

La speranza illumina il cammino della solidarietà su cui muovere insieme i prossimi passi incontro al futuro.

Le reti ed i reticoli dei gruppi e delle organizzazioni che costruiscono un mondo equo e sostenibile, connessi e intrecciati tra loro, attraversano l’epoca tecnofeudale conservando la vita e nutrendo i germogli [8].

Stiamo ballando nel buio, ma sappiamo di non poter accendere un fuoco senza una scintilla.

You can’t start a fire without a spark [...]
Even if we’re just dancing in the dark [9]

Questi sono i miei auguri per il passaggio d’epoca che stiamo vivendo, essere candele nell’oscurità che illuminano il sentiero della solidarietà su cui camminare insieme.

Hope in a Prison of Despair

- La speranza nella prigione della disperazione [10] -

 

Andrea Saroldi, 6 gennaio 2025

 

Note
[1] - La foto in alto è di Andrea Saroldi.
[2] - Foto di Andrea Saroldi, Ivrea, 21 settembre 2024.
[3] - Pëtr Kropotkin, “Il mutuo appoggio un fattore dell’evoluzione”, elèuthera 2020, p. 117.
[4] - Pablo Servigne e Gauthier Chapelle, “L’effondrement (et après) expliqué à nos enfants… et à nos parents”, Éditions du Seuil 2022, p. 45.
[5] - Immagine tratta da Roman Krznaric, “The disruption nexus”, 20 giugno 2024 aeon.co,
https://aeon.co/essays/what-turns-a-crisis-into-a-moment-for-substantive-change
[6] - Rebecca Solnit, “Speranza nel buio”, Fandango 2005, p. 96.
[7] - Il documentario “Sarura” è disponibile su OpenDDB a questo link: https://openddb.it/film/sarura
[8] - Andrea Saroldi, “La strategia del bambù”, economiasolidale.net 28 aprile 2024,
https://economiasolidale.net/content/strategia-del-bambu
[9] - Bruce Springsteen, “Dancing in the Dark”.
[10] - “Hope in a Prison of Despair”, olio su tavola di Evelyn De Morgan, immagine rilasciata con licenza Creative Commons, disponibile a questo link:
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Hope_in_a_Prison_of_Despair.jpg

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