Salta al contenuto principale

Iscritto da

9 years 11 months
redazione ,
897
Pavone Collecchio

Circondato da giochi, banchetti, emozioni e animali si è da poco concluso a Collecchio il 14° incontro nazionale dell'economia solidale: un'occasione importante per affrontare insieme le difficoltà e trovare una direzione comune.

Andrea Saroldi, 29 giugno 2014

Arrivando al Parco Nevicati di Collecchio, vicino a Parma, la prima cosa che notate sono i conigli che frequentano il bosco; poco più in là trovate un recinto circondato da bambini che osservano al suo interno alcuni animali da cortile tra cui un paio di pavoni. Questi ospiti abituali del parco verso la fine del giugno 2014 hanno potuto osservare altri frequentatori occasionali, a partire da una grande quantità di bambini impegnati con un buon numero di giochi in legno che comprendono trampoli, una giostra spinta dai pedali di una bicicletta, tiri al bersaglio, costruzioni, canne per pescare pesci di legno colorato e balle di paglia. Intorno ai bambini 90 gazebo con i banchetti di produttori e progetti di tutti i tipi: frutta, verdura, miele, salami, formaggi, pasta, pizze, vino, birra, olio, libri, magliette, intimo, collane, detergenti, calze, scarpe, cesti, cucine, assicurazioni. In mezzo al grande prato il punto informazioni, la cucina e i tavoli per mangiare rossi, gialli e blu; alla sera danze e musica dal vivo. Chi non gioca parla con qualcuno, sembra una fiera di paese piuttosto animata, se non fosse per la stranezza che – oltre a qualche ospite straniero - produttori e visitatori vengono da ogni parte d'Italia, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia.
Alla mattina in un angolo del prato, sotto l'ombra degli alberi, un gruppo di attori (Cinque dita nella presa) attraverso l'improvvisazione teatrale e le risate dei partecipanti li aiutano a restare in contatto con sé stessi: le proprie paure, le fatiche, le difficoltà, le soddisfazioni, le speranze e le gioie. Questa è “Ines”, l'incontro nazionale dell'economia solidale, che dopo altre tredici tappe in giro per l'Italia quest'anno si trova qui a Collecchio, preparato dal coordinamento dell'economia solidale dell'Emilia Romagna (CRESER) nel ventennale dalla costituzione ufficiale del primo Gas a Fidenza. Uno dei temi principali dell'incontro è capire in quale modo il mondo dell'economia solidale possa rendere disponibile per tutti quanto appreso in questi anni su quali siano gli elementi in grado di mobilitare le persone e generare risposte positive di fronte alle crisi multiple. In questa prospettiva l'incontro si è aperto il venerdì pomeriggio con la presentazione della proposta di legge regionale sull'economia solidale promossa dal CRESER e del suo percorso, un po' faticoso, per continuare la riflessione insieme a Francuccio Gesualdi e Andrea Baranes su come amplificare il potenziale di trasformazione sociale portato dall'economia solidale.
Oggi è sabato, sono seduto all'ombra degli alberi e osservo i volti divertiti intorno a me; alcuni li conosco da tempo, molti sono sconosciuti; tutti portano progetti, fatiche e speranze. Sento che nel bosco tra i conigli che ci osservano per un attimo e poi fuggono veloci stiamo cercando qualcosa, forse un talismano, che ci consenta di tenere insieme tanti mondi.
Dopo le improvvisazioni teatrali Mauro Serventi, tra i fondatori del primo Gas di Fidenza, presenta Marco Deriu ed il suo intervento sulla costruzione plurale dell'economia solidale. Marco inizia a raccontare come tra progetti e visioni esista un legame simbiotico, da cui deriva la necessità di dare valore alle diverse anime che formano questo movimento. Marco ci parla di una trasformazione silenziosa difficile da cogliere e da sostenere anche perché procede su binari sotterranei. In una recente ricerca sulle economie diverse, Deriu ha notato come i diversi elementi che caratterizzano queste esperienze non siano tra loro esclusivi, ma si possano anzi ricomporre in un minimo comune multiplo che contenga al suo interno tutti i fattori, ognuno espresso con il suo massimo esponente. Non si tratta quindi di accordarsi su di un divisore in cui solo gli elementi comuni sono rappresentati, ma di amplificare per rafforzare tutti i fattori, comuni e non comuni.
Nel pomeriggio del sabato, dopo il pranzo preparato dai gasisti volontari, i partecipanti si dividono in dieci gruppi di lavoro per analizzare separatamente singoli fattori moltiplicativi che possano amplificare il prodotto complessivo: strumenti per la democrazia, circolazione dei saperi, finanza, nuove ecologie, sostenibilità ambientale, impresa, abitare, distribuzione, sovranità alimentare, strumenti SW.
L'indomani Antonietta Potente (vedi il suo blog) ci inviterà ad estendere ancora oltre il perimetro dello sguardo. Antonietta ci rende partecipi di quanto ha ricevuto dalla sua esperienza ventennale in Bolivia dove ha accompagnato lo sviluppo della rivoluzione culturale, che a partire da una diversa visione del mondo delle popolazioni indigene ha portato alla nuova costituzione che assume il benvivere come principio di governo. Senza nascondere la durezza del percorso, Potente ci invita a non avere paura di inventare un modo occidentale di vedere il mondo e quindi una politica che sappia riconoscere tutti come soggetti e dia valore alla natura e agli oggetti oltre che ai volti e alle emozioni. Sono peraltro convinto che la forza di questo movimento stia proprio nella capacità di tenere insieme e collegare le abitudini e i bisogni, i progetti e le visioni, le persone e i loro ruoli, i prodotti e le storie, gli acquisti e le vendite, i cibi e i sapori, i luoghi vicini e quelli lontani, la natura e gli oggetti, gli alberi del parco ed i trampoli su cui una bambina si cimenta con un'altezza che non è la sua.
Fino a ieri mi immaginavo l'economia solidale italiana come un giovane ventenne studente-lavoratore-attivista un po' incasinato perché non può stare dietro a tutto, oggi me la figuro come un gruppo di giovani che vivono nello stesso condominio: alcuni studiano, altri lavorano, tutti si occupano della casa e danno senso al loro abitare, sviluppando il benvivere ed il ben-convivere pur in mezzo alle difficoltà e senza annullare le differenze. Se riusciremo a riconoscere l'interdipendenza tra le nostre diverse anime e ad esprimere un po' di questo mondo complesso e colorato nei nostri progetti e nei nostri discorsi penso che sarà più facile coinvolgere gli altri e noi stessi in questa trasformazione sociale, imparando a pensarci insieme nelle nostre comunità di cittadini del mondo, con le nostre attività così diverse, dal commercio al teatro, e riconoscendo l'ampia gamma dei nostri sentimenti: dalla paura di non farcela (i conigli) fino alla esaltazione per i risultati raggiunti (i pavoni).

Foto di Andrea Saroldi, pubblicato su volontariperlosviluppo.it e su comune-info.net.
Alcune registrazioni video dell'incontro sono disponibili su YouTube sul canale "Economia solidale" al link indicato qui sotto.

Categoria: